Pratiche agili: come cambia il modo di lavorare di un team
Intervista a Marco Fracassi e Andrea Francia
Avanscoperta: Marco Fracassi e Andrea Francia, un XP Developer e un Software Therapist di 7Pixel, o almeno così c’è scritto nei vostri profili Linkedin! 😉
Ci raccontate chi siete e qual è stato il vostro percorso professionale, dalla prima all’ultima riga di codice? 🙂
Marco Fracassi: Mio zio lavorava all’inizio degli anni 90 in IBM, i miei genitori mi regalarono un PC 286 e mio zio mi insegnò come scrivere un programma in Pascal, avevo circa 10 anni e mi sembrava un gioco fantastico tanto che è diventato il mio lavoro.
Oggi sono un orgoglioso membro e fondatore del team di sviluppo Nimbus di 7Pixel e mi occupo della realizzazione di diversi sistemi legati ai siti aziendali.
Andrea Francia: Mi viene da ridere perché l’espressione Software Therapist l’ho scritta quasi per scherzo e poi mi sono dimenticato di toglierla o modificarla in qualcosa dall’aspetto più professionale. 😀
Mi era appena successo di lavorare insieme al mio team a un progetto che navigava in cattive acque: la cosa particolare è stata che i primi risultati li abbiamo ottenuti in gran parte con la sola analisi e con poche o nulle implementazioni. Da lì, la definizione Software Therapist…
Il mio percorso professionale è iniziato da uno stupendo manuale dell’MSX Basic di fine anni 80’ e continua ancora oggi con il mio lavoro per una delle poche aziende italiane che fa eXtreme Programming e con i seminari introduttivi che tengo ogni mese a Milano su Test-Driven Development.
Avanscoperta: Marco, quando e come ti sei avvicinato ai “Metodi Agili” e cosa significa per te sviluppare in modo agile?
Marco Fracassi: Il mio percorso con le metodologie agili è nato con l’arrivo in 7Pixel.
Appena arrivato (2009) ho scoperto alcune pratiche agili (pair programming, testing, CI, ecc…) ma la svolta è stata dopo pochi mesi quando grazie ad un coach ho incominciato a studiare cosa c’era dietro a queste pratiche, i valori che promuovevano e come potevano essere affiancate da altre pratiche.
Un ulteriore salto di qualità l’ho fatto quando nel 2011 è nato il Team Nimbus: eravamo 4 persone che si auto-organizzavano nel lavoro di tutti, partendo da una formazione di eXtreme Programming, e ci siamo evoluti fino ad arrivare al team maturo che siamo oggi.
Associo i metodi agili al concetto di “fare software in modo sostenibile”: sostenibile per il cliente, per fargli avere il massimo valore al minimo costo; sostenibile per lo sviluppatore che lavora con serenità in un ambiente piacevole e minimizzando lo stress.
Avanscoperta: Andrea, com’è cambiato il modo di fare software da quando hai cominciato ad oggi e quali sono i problemi con cui ha a che fare uno sviluppatore nel suo contesto di lavoro quotidiano?
Andrea Francia: La mia impressione è che i problemi riguardo al fare software siano rimasti essenzialmente sempre gli stessi: cercare di costruire il prodotto giusto, e costruire un prodotto senza difetti.
Avanscoperta: Andrea, il tuo piatto forte è il Test-Driven Development: perché fare TDD?
Andrea Francia: Se sai come farlo ti può dare solo vantaggi usarlo: sviluppi le feature più velocemente, lavori più sereno e produci molti molti meno difetti. Detto questo, per me TDD va fatto sempre! 🙂
Avanscoperta: Marco, come cambia il modo di lavorare di un team di sviluppo quando comincia a fare eXtreme Programming? Come si passa da quello che si trova scritto nei libri alla pratica e cosa significa per l’azienda, anche a livello economico?
Marco Fracassi: La storia del mio team parte proprio dai libri, in particolare da Extreme Programming Explained: Embrace Change, 1st Edition e Refactoring: Improving the Design of Existing Code.
Li abbiamo studiati insieme e ci siamo confrontati su quanto dicevano. Ovviamente i libri sono solo il punto di partenza, poi viene la quotidianità in cui un team si amalgama, le persone si contaminano, le relazioni con i clienti si sviluppano, ci sono i problemi e le soluzioni, ci sono i tempi da rispettare e le funzionalità da negoziare, ci sono le soddisfazioni e anche qualche sconfitta.
Non è tutto rose e fiori per l’azienda, specialmente nel primo periodo in cui bisogna capire qual è la via migliore per il contesto aziendale, capire quali sono i compromessi, capire anche il punto di vista di chi le metodologie agili non le digerisce.
Non ho dati esatti in merito ma, a sensazione, penso che per l’azienda sia stato economicamente vantaggioso solo dopo un paio di anni dall’adozione di XP, però oggi ne gode appieno di tutti i frutti!
Panel “Cose agili” – Jacopo Romei all’Italian Agile Days, con Marco Fracassi, Lorenzo Massacci, Michele Orselli, Nicolò Volpato, Simon Vocella.
Imparare mettendo in pratica
Avanscoperta: Marco, una delle difficoltà delle aziende è riuscire a trovare persone che facciano eXtreme Programming, per questo 7Pixel ha provato a portare XP in giro, anche nelle università, per diffondere questa pratica e “fare cultura” in merito. Come sta andando?
Marco Fracassi: La collaborazione di 7Pixel con l’università è di vecchia data, la nostra sede di Varese è nata proprio grazie allo stretto rapporto con l’Università degli Studi dell’Insubria.
Abbiamo molte più difficoltà a trovare sviluppatori validi a Giussago e una delle possibili cause è la forte concorrenza con l’attrattiva Milano e poi un rapporto più acerbo con l’Università degli Studi di Pavia.
Da un paio d’anni abbiamo deciso di portare un po’ del nostro entusiasmo e della nostra esperienza in alcune università sparse per il nord Italia. Personalmente mi è mancato molto non ricevere praticamente nessuna nozione sulle metodologie agili durante il mio percorso da ingegnere informatico e pertanto sono più che contento di poter far vedere agli studenti un diverso modo di fare software, di avere relazioni professionali e di approcciarsi alla vita aziendale.
Già stiamo vedendo i primi frutti e alcuni studenti hanno chiesto di fare stage da noi e tesi di laurea su questi temi.
Avanscoperta: Sulla stessa scia è nato il progetto di ScuolaXP.
Quest’anno siamo alla 3° edizione, dopo la prima del 2015 con Alberto Brandolini, Antonio Carpentieri e Matteo Vaccari, e la seconda, quella del 2016, che ha visto la nascita del nuovo team di docenti: insieme ad Alberto e Antonio, in aula c’eravate anche voi due.
Ci raccontate cosa rappresenta per voi ScuolaXP?
Marco Fracassi: Per me ScuolaXP ha sicuramente più di un significato.
1) Mi permette di imparare: sia da chi mi affianca come docente sia da chi partecipa come studente. Ogni persona, ogni esperienza, ogni domanda che viene fatta è un ottimo spunto per imparare qualcosa di nuovo o per mettere in discussione qualcosa che davo per assodato
2) Mi permette di trasmettere qualcosa: mi piace molto mettere a disposizione degli altri quella che è la mia esperienza quotidiana. Penso che il mio apporto come docente sia quello di una persona che non spiega teoria ma racconta episodi
3) È una valvola di sfogo: nella mia routine da sviluppatore è un bel momento in cui fare qualcosa di diverso, uscire un po’ dalla zona di comfort per affrontare una nuova mini-sfida.
Andrea Francia: Credo che Scuola XP sia uno dei corsi migliori che uno sviluppatore possa fare. In soli 5 giorni assorbi praticamente l’esperienza che potresti fare da solo in 5/6 anni (se sei fortunato). Sono molto contento di poter partecipare anche quest’anno! 🙂
Avanscoperta: Nella pratica, cosa succede nei 5 giorni di corso?
Andrea: Prendiamo i partecipanti, demoliamo quasi ogni loro certezza su cosa sia lo sviluppo software fatto bene e gli forniamo l’ambiente, gli strumenti e l’accesso all’esperienza che gli permettono di diventare dei grandi programmatori.
Avanscoperta: Marco, a chi si rivolge ScuolaXP?
Marco Fracassi: Provo a schematizzarlo così:
- a coloro che hanno idea che il modo di lavorare che utilizzano non è sostenibile e vogliono vedere se c’è un modo diverso di fare software
- a coloro che vogliono imparare qualcosa di nuovo mettendolo in pratica piuttosto che leggendo un libro o ascoltando una lezione frontale
- a coloro che già hanno sentito parlare di “metodi agili” ma che non li hanno mai toccati con mano
- a coloro che si vogliono mettere in gioco in un’esperienza formativa diversa, che pone le esperienze davanti alla didattica, lo scontrarsi con i problemi prima delle soluzioni.
Avanscoperta: Quali argomenti verranno affrontati? E dopo 5 giorni di corso, cosa ci si porterà davvero a casa?
Andrea Francia: Si impara a capire cosa vuol dire fare contento il cliente, e quale sia il modo di pianificare collaborativamente con lui; si vedono i principi dello sviluppo incrementale; si introduce il TDD e Refactoring.
Avanscoperta: Perché il modello di ScuolaXP funziona? Potrebbe essere replicato in contesti “istituzionali”?
Marco Fracassi: Funziona perché si è coinvolti a 360 gradi. Chi partecipa a ScuolaXp ne è protagonista, impara ciò che ha il desiderio di apprendere e in misura a quanto si sporcherà le mani e si metterà in gioco.
Quando ero uno studente universitario, gli esami che mi hanno insegnato di più erano quelli in cui con i miei compagni facevamo un progetto. ScuolaXp vuole portare all’estremo questo concetto immergendo le parti didattiche all’interno di parti pratiche e sviscerando solo gli argomenti utili ai partecipanti.
Avanscoperta: Volete aggiungere qualcosa?
Marco Fracassi: ScuolaXP è un’opportunità che nel panorama formativo odierno definirei unica. Non solo un modo per apprendere nuove cose ma anche per mettersi in discussione, confrontarsi e rivedere alcuni preconcetti che tutti noi abbiamo.
Come bonus, ScuolaXp offre l’opportunità di fare network con gli altri partecipanti e i docenti, scambiarsi contatti e creare nuove collaborazioni.
Andrea Francia: Concordo con Marco che Scuola XP sia una proposta formativa unica. Non ci sono altri corsi che ti permettono di aumentare così velocemente la tua comprensione delle dinamiche dello sviluppo software.
Avanscoperta: Grazie ragazzi e ci vediamo a Giussago!
La lista completa dei nostri corsi: Avanscoperta Workshops.